I campi da calcio non sono certo musei, questo è un dato di fatto. Eppure, in un Paese con una forte tradizione (e passione) calcistica, forse sarebbe opportuno valutare anche la portata culturale che questo sport ha avuto, ed ha, tra la popolazione. Alcune grandi squadre cominciano oggi – con decenni di ritardo rispetto ai club europei come Barcellona, Ajax, Bayern Monaco, solo per citarne alcuni – cominciano a proporre la loro storia al grande pubblico.
La Liguria è una terra di pionieri, dal punto di vista calcistico. Tra i molti primati ha anche quello di aver visto vincere dal Vado la prima Coppa Italia. In Inghilterra la squadra detentrice di un così importante trofeo avrebbe edificato un tempio, intorno a questo, se solo non si fosse sciolta dopo soltanto 10 anni di vita, ma parliamo del lontano 1889. Qui no. Non solo l’originale è stato “donato alla Patria” negli anni 30, nell’ambito della campagna fascista di raccolta di oro e metalli preziosi, ideata per far fronte alle sanzioni della Società delle Nazioni, dovute alle guerra colonialista contro l’Etiopia, ma la copia realizzata negli anni ’90 è (mal) esposta nella vetrina di una banca.
A questo si aggiunga che il Campo delle Traversine, il piccolo stadio dove giocò il grande Vado degli anni ’20 (e, precisamente, dal 1925, non vedendo quindi la vittoria in Coppa Italia) nel tempo ha subito diverse violenze.
Privato delle tribune e ridotto, sul finire degli anni ’60, per permettere la realizzazione del pontile Enel e la posa delle tubazioni che, da questo, portavano l’acqua di raffreddamento alla centrale elettrica, è stato quindi trasformato in campo a sette. Ultimo scempio la trasformazione definitiva in un parcheggio per caravan. Un po’ come se asfaltassero Wembley e ci si potesse campeggiare.
La storia del calcio vadese meriterebbe sicuramente maggior lustro e rispetto. Certo, forse è troppo chiedere di utilizzare la vittoria nella prima Coppa Italia ed i fasti degli anni ’20 per contribuire al rilancio di una località che, invece, sa vedere una sua – presunta e presumibile – possibilità di ripresa solo attraverso l’interramento di una parte di costa e di mare.