Savona, 8 maggio 1945: la strage dei ragazzini

“L’8 maggio 1945 per atroce beffa del destino decine di ignari passanti che la guerra aveva risparmiato perivano qui nel crollo provocato da scoppio di materie esplosive. Davanti al tribunale di Dio segnamo anche questi morti sul conto dei pazzi criminali che vollero la guerra”.

Ormai sono poche le persone che notano questa targa marmorea, posta all’ingresso della galleria Valloria, in direzione Albissola. Eppure, proprio il giorno successivo alla resa del “reich millenario” e a una settimana da quella del Giappone – gli altri “soci” dell’Asse ancora belligeranti – Savona si ritrova gettata nei lutti e nei dolori di quella guerra che ormai credeva alle proprie spalle. Alle 10,30 una tremenda esplosione fa collassare la galleria Valloria e parte del promontorio che la sovrasta. Si contano 59 morti e 27 dispersi, dichiarati tali dopo un mese di scavi e ricerche. Fin dai momenti immediatamente successivi alla tragedia sembra che la terribile deflagrazione sia stata causata da un gruppo di bambini e ragazzi che da qualche tempo avevano preso a maneggiare per gioco il materiale esplosivo contenuto in una grotta presente nel tunnel, trasformata in una specie di santabarbara dalle truppe tedesche. Si parla di duemila tonnellate di esplosivo, oltre ad armi e mine, abbandonate al loro destino all’indomani della Liberazione, forse innescate da una torcia che, secondo alcuni testimoni, uno dei piccoli aveva in mano.

Ancora tre anni dopo, nel 1948, si trovarono i resti di una di queste giovani vittime. Scrive Il Secolo XIX dell’8 ottobre: “Il ritrovamento del cadavere, in regione Valloria, da parte di alcuni operai del Cantiere Campanella, sotto la galleria stradale omonima, ha destato una profonda impressione tra la popolazione savonese. Si tratta infatti di una delle numerose vittime travolte dall’esplosione […] Lo scheletro ritrovato ieri mattina, a due palmi sotto al terreno, appartiene a una di queste”. Due giorni dopo lo stesso giornale spiega che il corpo rinvenuto appartiene a uno studente diciassettenne, Carlo Aste, di Albissola. “Il ritrovamento – spiegano ancora nell’articolo – viene ad avvalorare la prima ipotesi e cioè che lo scoppio sia stato causato dai giovinetti che erano stati visti aggirarsi nei paraggi della grotta contenente una ingente quantità di esplosivo e di proiettili che formavano il deposito del pontone armato che era attaccato al molo sottoflutti e che era stato fatto affondare dai nazifascisti in fuga”. Sulle spalle, infatti, del ragazzo sarebbe stato rinvenuto un sacchetto “di liste di balistite e di saponette di tritolo”, a prova di come i giovani che frequentavano quel tratto di strada avessero preso a maneggiare con incoscienza gli esplosivi abbandonati, fino alla tragedia.
Dopo l’esplosione la galleria è stata ricostruita, così come oggi siamo abituati a conoscerla e a percorrerla, contenendo in sé una particolarità della storia savonese. Sul prospetto lato Levante, infatti, è presente lo stemma civico di Savona, presente sul Palazzo di Giustizia di piazza delle Erbe prima che questo fosse distrutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Realizzato in marmo, dovrebbe risalire a fine ‘700 e, secondo alcuni, sarebbe “l’originale” dell’emblema cittadino, utilizzato ancor oggi istituzionalmente. Purtroppo, incuria e smog lo stanno inerosabilmente rovinando. Non dissimilmente dalla lapide che ricorda i tragici fatti dell’8 maggio 1945 avrebbe, forse, bisogno di qualche attenzione in più.

 

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