Gianluigi, è tutta in salita…

Mission impossible: così di dovrebbe chiamare la corsa di Gialuigi Granero nel collegio uninominale Liguria 2. Un collegio che ricalca, più o meno, la provincia di Savona, tagliando fuori l’albenganese (inizia infatti da Borghetto Santo Spirito e Balestrino) ma comprendendo tutti comuni del ponente genovese: Arenzano, Campo Ligure, Cogoleto, Masone, Mele, Rossiglione, Tiglieto. Soltanto osservando la mappa dei voti ottenuti dai candidati alla presidenza della Regione (e parliamo del 2015, in un clima che nonostante tutto era meno sfavorevole al centrosinistra), è possibile rendersi conto come già allora fossero pochi i comuni ad appannaggio di Pd e alleati: nel savonese Vado e Quiliano e un paio di località della Val Bormida, mentre era ben diversa la situazione ad ovest di Genova, dove il centrosinistra vinceva ovunque.

Oggi, dopo le innumerevoli sconfitte subite, il partito di Renzi prova a risalire la china nel savonese provando a strappare un collegio già dato per perso puntando su uno di quei nomi che, ciclicamente, spuntano fuori. Parliamo di Gianluigi Granero, già proposto ma non candidato alla carica di primo cittadino all’ombra della Torretta, l’uomo che doveva sparigliare le carte, prima della discesa dall’alto della candidatura di Cristina Battaglia in funzione anti Livio di Tullio, con gli effetti che tutti noi conosciamo.

La sua discesa in campo è stata presentata come un’apertura alla società civile. Però. Però anche no. Granero, presidente regionale di Legacoop, ha dalla sua un curriculum politico di tutto rispetto. Iscritto alla Fgci, al Pci e poi al Pds e ai Ds, fino alla trasformazione in Pd, ha ricoperto ruoli amministrativi come consigliere e assessore nel comune di Borgio Verezzi, oltre ad essere consigliere della SAR, l’azienda di trasporto pubblico del ponente. Dal 1995 al 1999 è stato consigliere provinciale del Pds. Sempre dalla metà degli anni ’90 è tra i “giovani leoni” che l’allora giovane segretario provinciale Roberto De Cia ha nella sua squadra ed è presente nella direzione provinciale del partito. Nel 1999, dopo un passaggio come agente assicurativo, diventa responsabile provinciale di Legacoop e, nello stesso anno – e fino al 2008 – diventa consigliere di Ips. Un cursun honorum che prosegue fino a diventare presidente regionale di Legacoop nel 2011 e che, oggi, lo porta ad essere candidato nell’uninominale col centrosinistra.

Nessun “uomo nuovo”, come si vede. Anzi. Un personaggio ben ancorato nella realtà, anche politica, savonese e ligure e che, forse, avrebbe potuto ambire a qualcosa di più di un collegio più che in bilico: ma la politica segue percorsi misteriosi e chissà che il sacrificio di oggi non divenga il premio di domani. Resta solo un dato: a che livello siamo giunti, nel dibattito elettorale, perché un curriculum che ha una bella serie di esperienze politico-amministrative sia considerato un fardello e non un valore aggiunto?

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