Quasi un secolo

Mentre si ricorda il latitante Bettino Craxi, con un’operazione storica tanto cara di questi tempi, ovvero l’inversione della realtà storica (e l’appena defunto Pansa fu un campione nella mistificazione della narrazione resistenziale, suffragando le peggiori menzogne criptofasciste), pare essere passato in sordina l’anniversario della scissione di Livorno, da cui nacque il Partito Comunista d’Italia, sezione dell’Internazionale Comunista, nome che il PCI conservò fino al 1943. Continua a leggere

Nazionale italiana liberata… dall’azzurro.

di Osvaldo Ambrosini.

La notizia che la nazionale italiana, sabato, contro la Grecia, in una partita valida per le qualificazioni al campionato europeo del 2020, giocherà con una maglia di colore verde (studiata appositamente dallo sponsor tecnico per celebrare il ‘rinascimento’ della nazionale formata per buona parte da una nuova generazione di ragazzi promettenti), ha fatto indispettire molti affezionati all’azzurro. Colore che tradizionalmente da più di un secolo contraddistingue non soltanto la nazionale di calcio ma tutto il movimento sportivo del nostro Paese. Continua a leggere

Una democrazia che è una cannonata

Esercitare la memoria non è cosa che riesca bene agli italiani, ma neppure agli europei. Ben poche persone, infatti, ricordano come nell’oramai lontano 1993 – nelle giornate tra il 3 e il 5 ottobre – Boris Eltsin (ma sarebbe più corretto scrivere El’cin) portò a compimento il lungo golpe, che aveva iniziato nel 1990 tessendo accordi separati con i suoi omologhi presidenti delle repubbliche sovietiche federate di Ucraina e Bielorussia, socie fondatrici dell’URSS. Continua a leggere

Torretta, se non ora quando?

di Osvaldo Ambrosini.

È di queste ultime settimane la notizia del restyling a cui è stato sottoposto il simbolo del capoluogo ligure, la Lanterna. Con una restaurazione acrobatica (senza ponteggi) l’amministrazione della Città metropolitana di Genova (ex Provincia), tramite l’associazione Giovani Urbanisti – Fondazione Labò, ha provveduto a rinfrescare lo stemma della città sulla facciata nord, il cui ultimo intervento risaliva al 1992 anno delle Colombiadi. Continua a leggere

È a Seborga il polo universitario più grande d’Europa

di Osvaldo Ambrosini.

Il comune dell’entroterra imperiese di circa 300 anime, autoproclamatosi Principato (ovviamente non riconosciuto da nessuno se non dai suoi residenti),  che stampa addirittura moneta – il Luigino (senza valore legale )- ed immatricola i veicoli dei residenti con una targa (posta a latere di quella della Repubblica Italiana), è diventato da qualche tempo il polo universitario più grande d’Europa. Continua a leggere

Andrea Camilleri, addio a una parte di noi

di Matteo Lai.

Ho conosciuto Camilleri – letterariamente e non letteralmente – intorno al 1996, in quell’epoca in cui insomma sembrava che, dopo il crollo del Muro di Berlino e la (allora) fugace parentesi berlusconiana il nostro Paese potesse farcela ad uscire dalla secche dell’italianità che da sempre lo condanna, che finalmente si allontanassero le viscosità insite nella vita pubblica e già descritte magistralmente da Leonardo Sciascia quando scriveva, anzi, faceva dire a un suo personaggio ne “Il giorno della civetta”: “[…] Continua a leggere

Dacci il nostro Feltri quotidiano

di Matteo Lai.

Il ricovero in gravi condizioni di Andrea Camilleri ha potuto darci riprova, per l’ennesima volta, di quanto chi si professi di destra in Italia – e segnatamente leghista – sappia essere il peggiore e più becero odiatore da tastiera conosciuto. Nessun rispetto di fronte alla malattia, né per la persona né per l’uomo di cultura. Anzi, per chi ha studiato all’università della vita la parola stessa – cultura – deve fare lo stesso effetto che fa uno stendardo rosso agitato di fronte agli occhi di un toro. Continua a leggere

Bansky contro la municipale

di Matteo Lai.

Accade che uno dei più imprendibili e imprevedibili writer ed artisti del mondo – Bansky – decida di recarsi a Venezia per protestare contro l’ennesimo mancato invito alla Biennale. Continua a leggere

Liguria, l’ora dell’indipendenza

di Matteo Lai.

Grazie alla svolta sovranista di Salvini, che ha trasformato la Lega nel Front National de noartri e sé stesso in Marine Le Pen, ma con più femminilità, finalmente il ciarpame bossiano è andato in soffitta, archiviando Padania, parlamento del Nord, ampolle riempite sul Monviso e tutto il repertorio federalista/secessionista che dal 1992 ci ha inseguito, pur lasciandoci con il Titolo V della Costituzione irrimediabilmente modificato, con la trasformazione delle Regioni da enti quasi folcloristici a enti sempre quasi folcloristici, ma con in più la facoltà di legiferare in maniera esclusiva in tantissime materie. Continua a leggere