Savona, buco di bilancio: ecco il responsabile 

Effettivamente era da un po’ che se ne stava parlando, ma nessuno aveva mai realmente fatto i conti di quanto ammontasse l’ammanco nelle casse del Comune di Savona. Le colpe? Come sempre accade in questi casi non sono mai di nessuno, eppure tutti sapevano che da qualche parte questi soldi sarebbero dovuti finire, non era tecnicamente possibile credere che gli indebitamenti del Comune potessero raggiungere certe cifre.

Ebbene si è finalmente scoperto il responsabile e questa volta, pare incredibile a dirsi, ma la politica non c’entra. Nessuna amministrazione, vecchia o nuova che sia, a doversi rimpallare responsabilità, il colpevole del dissesto è soltanto una persona: un dipendente comunale. Non uno qualunque sia chiaro, ma colui che per anni ha ricoperto un ruolo apicale nella gestione delle finanze comunali. Il classico dipendente al di sopra di ogni sospetto, ‘di viva comunicativa, dai tratti gentili e sempre pronto al gesto generoso’, almeno così lo descrivevano le cronache. Una persona insomma che, sebbene da un po’ di tempo a questa parte avesse fatto intravedere un notevole cambiamento del proprio stile di vita, grazie ad una sostanziale riservatezza è stato – erroneamente, occorrerebbe affermare – sempre al riparo da ogni pregiudizio.

Giovanni Battista Urbani Sindaco di Savona dal 1958 al 1959, successivamente Senatore della Repubblica

‘Tutti erano convinti, dal sindaco al più modesto impiegato comunale, che egli come funzionario fosse oltre che competente, integerrimo’, nessuno avrebbe immaginato di trovarsi di fronte ad un vero e proprio sdoppiamento di persona. Si è scoperto col tempo invece che il funzionario aveva escogitato una tecnica diabolica per gestire le operazioni finanziarie del comune, giocando sulla doppia contabilità prevista tra l’esattoria e la tesoreria, dove venivano gestiti i prelievi.

Così, quando i sospetti sono diventati numerosi, il dipendente è stato messo alle strette e per circa un mese sottoposto a quotidiani ‘interrogatori’ da parte del sindaco e dell’assessore alle finanze, entrambi alla ricerca di chiarimenti. Ma non è stato facile ottenere una confessione, che è arrivata soltanto alla fine di un drammatico confronto durante il quale in lacrime il funzionario ha riconosciuto le sue colpe.

Era una calda giornata del mese di agosto del 1958 quando venne arrestato il funzionario, di origine livornese e trapiantato a Savona, ragionier Leandro Ghelardi, responsabile di aver sottratto alle casse comunali più di 300 milioni di lire. Per lui scattarono subito le manette ai polsi e i relativi guai giudiziari, nonché l’allontanamento dall’amministrazione pubblica. Per il sindaco dell’epoca, Urbani, e per l’assessore al bilancio Bavassano fu un sospiro di sollievo, per aver risolto una situazione che stava diventando molto complicata.

A distanza di tanti anni la cronaca savonese sembra non essere cambiata di molto, anche se il buco di bilancio attuale non è paragonabile a quello di 60 anni fa, così come non è così semplice l’individuazione dei responsabili, perché la politica oggi, in molti settori, può impegnare danari e beni della collettività rischiando molto meno di quanto non rischi un dipendente infedele.

Per concludere una curiosità, le palme che ancora oggi caratterizzano la centralissima Piazza Saffi provengono da Spotorno proprio dalla proprietà del ragioniere, gli alberi furono acquisiti dal comune di Savona a titolo di (parziale) risarcimento.

IlSecoloXIX del 9 agosto 1958

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