Memoria nolese… una cippa, anzi, un cippo!

di Osvaldo Ambrosini.

La notizia che l’amministrazione comunale Nolese abbia scelto di apporre una targa in memoria di una collaborazionista, sebbene giovanissima, è un pugno nello stomaco non soltanto all’antifascismo ma a tutte quelle organizzazioni politiche e sociali che quotidianamente contribuiscono ad una normale convivenza democratica.Nella tranquilla V Repubblica Marinara un consigliere, Pollero, di una maggioranza di centro destra, con il beneplacito del primo cittadino e probabilmente dopo essersi studiato la storia di Giuseppina Ghersi sull’autorevolissimo testo di un professore di ginnastica, nonché noto revisionista destrorso, Nicolich – chiedo scusa, ora nordicizzato in Nicolick, dicendo addio a quella “h” così slava -, ha pensato bene di mettere in piedi una celebrazione in cui verrà scoperto un cippo in ricordo di colei che, per chi non sa nulla della Resistenza savonese, potrebbe apparire come una vittima innocente.
Occorre invece ricordare che Giuseppina Ghersi, nonostante la sua giovane età, 13 anni, probabilmente approfittando di un aspetto ben più maturo, rappresentò una trappola per più di un partigiano consegnato per colpa sua nelle mani dei fascisti. Con questo non si vuol certo giustificare  o assolvere i suoi assassini ma è utile tenerlo presente nel lavoro di corretta contestualizzazione dei fatti.

Ciò che rende tutta questa vicenda ancor più paradossale è apprendere dal consigliere comunale, nell’intervista pubblicata sul Secolo XIX, che è figlio di partigiani, avendo avuto inoltre in famiglia ben due zie staffette partigiane, e che il luogo prescelto dove verrà posizionato il cippo sarà nella piazza dedicata ai fratelli Rosselli.
Per quanto il revisionismo si prodighi nell’impresa impossibile di voler far apparire i morti durante la guerra di Liberazione tutti uguali, è bene ricordare invece che esisteva una parte giusta ed una sbagliata per cui valeva la pena combattere e morire.

Tuttavia non si capisce cosa voglia significare questa iniziativa: se una personale prova di iniziazione per l’inclusione formale nell’alveo dell’estrema destra oppure il bisogno di emanciparsi dalla storia della propria famiglia dalla quale, invece di andarne orgoglioso, si sentiva oppresso. Forse siamo più semplicemente di fronte all’ennesimo caso di ‘mala istruzione’ in cui programmi delle scuole dell’obbligo e delle superiori non andavano mai oltre la Grande Guerra.

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