di Daisy Duck
Nella nostra società è sempre più facile trovare un capro espiatorio a cui dare la colpa per servizi non efficienti o magari non all’altezza delle nostre – spesso inconsce – aspettative. In una società di ‘indignati’ si creano gruppi di genitori che pensano di riuscire a far cambiare con il loro impegno, o più spesso con la loro semplice testimonianza ‘social’, la realtà esistente, fatta di servizi che troppo spesso non vengono più garantiti o che vengono offerti a caro prezzo, per i ‘buchi di bilancio’ di Enti ed Amministrazioni.
In realtà, tuttavia, la protesta ha ben poco di proposta e sfocia nella mera testimonianza, anche compiaciuta, e anziché puntare il dito verso i responsabili di (presunti) disservizi – ovvero chi amministra – se la prende con chi quel servizio lo offre, magari quasi a prezzo di costo e garantendo così posti di lavoro che altrimenti andrebbero persi.
Spesso, comunque, anche tra i più agguerriti e polemici, o semplicemente attivo sui social media, la soluzione appare come una semplice scorciatoia: la fuga dal ‘pubblico’. I più fortunati veleggiando verso scuole private, mentre altri propongono semplicemente il panino da casa come sostituzione della mensa, pensando di fare il bene dei propri figli e delle proprie finanze.
Così si perde per strada un principio che dovrebbe essere la base dell’educazione dei nostri figli: il valore del servizio pubblico, dove oltre imparare a leggere scrivere e fare di conto si impara a mangiare correttamente e a condividere il pasto assieme a tutti i compagni, senza differenze tra panino e panino.
Il futuro così non si prospetta roseo: con un’Italia formata da famiglie che invece di unirsi in una comunità efficace ed efficiente per il bene dei propri figli, pensa solo al proprio particolare interesse.