Pietà l’è morta

di Matteo Lai.

Ci ha lasciato Sergio Marchionne, morto dopo una fulminante e misteriosa malattia. La sua dipartita ci insegna molte cose sul moderno turbocapitalismo. In primo luogo, che dal socialismo reale ha preso alcuni aspetti quasi liturgici, tra cui l’omissione di informazioni al pubblico fino all’inevitabile (Černenko e Andropov hanno indicato la via…) ma anche che il ‘sistema’ sopravvive a tutti e su tutti. Come si è già scritto sulle pagine di questo blog, la detronizzazione del leader morente è stata una delle vicende più crepuscolari e squallide che potessero andare in scena, e su cui tuttavia non ci si è soffermati a sufficienza.

Chi non riesce, oggi, a separare l’umana pietà per l’uomo dal giudizio – sociale, politico e un domani storico – sulla persona, ha evidenti limiti nel proprio pensiero. Marchionne è stato l’essenza stessa del capitalismo, ovvero quella che punta – sic et simpliciter – alla massimizzazione del profitto: non importa se ciò passa dalla delocalizzazione, dall’uscita da Confindustria o dalla marginalizzazione di una – già di per sé – poco in salute Cgil a favore di sindacati più ‘amici’, con strumenti poi rigettati dalla magistratura (vedasi l’interpretazione ‘al contrario’ dell’articolo 19 dello Statuto dei Lavoratori…).

Il Marchionne imprenditore piaceva – se non a tutti – a molti, dall’italiano medio e provincialotto che si inorgogliva per l’acquisizione da parte di Fiat di grossi marchi statunitensi – non capendo che Fiat, pardon, FCA non aveva più nulla di italiano -, passando poi per Berlusconi, Renzi, Obama e Trump. Oggi, passata quell’ubriacatura imprenditorialpatriottica, sono in altrettanti a non perdonagli – soprattutto tra i supporter del nuovo governo – quella luna di miele con Renzi. Tuttavia, uno stranamente saggio atteggiamento di rispetto perlomeno formale attraversa tutto lo schieramento giallo/verde. Un rispetto formale che però non riesce a resistere, invece, di fronte alla morte dei poverissimi della Terra che provano ad attraversare il Mediterraneo, costruendo ipotesi inverosimili, sillogismi assurdi e ipotesi di complotto al limite della psicosi (ultima in ordine di tempo: le unghie smaltate o meno della povera Josepha, salvata dalle acque).

Forse Totò, con la sua ‘livella’ non aveva poi visto così bene. Per i poveri, soprattutto se più poveri di noi o con la pelle più scura, pietà l’è morta, sempre di più.

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