Il corvo che dice al merlo come sei nero

di Osvaldo Ambrosini.

Fa sorridere, per non piangere, la presa di distanza della segreteria nazionale di Forza Nuova nei confronti della propria iscritta Selene Ticchi D’Urso, già candidata sindaco per Forza Nuova nel comune di Budrio, in provincia di Bologna, e candidata consigliere comunale sempre nelle liste di Forza Nuova per il comune di Bologna, colpevole di aver sfoggiato al raduno dei neofascisti di Predappio una maglietta con la scritta Auschwitzland.

Andrebbe ricordato all’organizzazione politica, costituzionalmente borderline, che la signora, tronfia e fiera del suo humor nero, non è altro che il prodotto finale di anni di negazionismo dell’olocausto e di una propaganda d’odio verso le persone di colore, verso l’Islam, l’Anpi, i Rom e gli omosessuali. Una fabbrica di subcultura propagandata dall’estrema destra in cui gli esempi positivi sono rappresentati da personaggi come Traini (colui che sparò contro gli immigrati a Macerata) o direttamente Benito Mussolini.

A furia di rendere socialmente accettabili pensieri o atteggiamenti di cui bisognerebbe vergognarsi, come il razzismo, oppure dichiararsi apertamente fascisti, usare il termine ebreo come dispregiativo, tacciare di buonismo chiunque si permetta di esprimere ancora un’umana comprensione verso le minoranze, ha portato alla deriva odierna. Sarebbe un’errore tuttavia archiviare l’episodio della maglietta di Auschwitzland come un’isolata follia di un singolo, senza comprendere che si tratti invece del culmine di una escalation che spesso ha trovato e trova nei partiti di destra, compreso quello del ministro Salvini, talvolta magari anche in maniera goliardica, una formidabile palestra di amenità, odio e sottocultura. Indimenticabili ad esempio le magliette padane del tipo: ‘Padania is not italy’, ‘schiavi di Roma mai’, ‘+Rum -Rom’, ‘Stop invasione’, ‘si allo spiedo no al kebab’, ‘il mio Papa è Benedetto’ e ‘Ruspa in azione’.

 

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