di Matteo Lai.
Un rivoluzionario da farmacia. Così veniva definito Ernesto “Che” Guevara da Giorgio Amendola, esponente di spicco del Pci (ala “migliorista”, quella di Napolitano, per intenderci), sancendo l’incapacità – almeno in quel momento, almeno da parte di quella che impropriamente definiremmo una corrente del Partito Comunista – di comprendere la portata di un personaggio come quello del Che, ancora oggi non del tutto chiara a gran parte della sinistra, sicuramente a livello europeo.