Valbormicidio

di Osvaldo Ambrosini.

In questi giorni noi liguri abbiamo preso confidenza con un vocabolo che, avendo avuto la sua massima diffusione proprio in concomitanza con un fenomeno meteorologico particolarmente raro alle nostre latitudini, a differenza di quanto possa apparire, è tutt’altro che nuovo.

Ciò che è avvenuto negli ultimi giorni e che in altri tempi sarebbe stato comunemente classificato come ondata di gelo, di derivazione atlantica o baltica a seconda dei casi, oggi ha finalmente un nome preciso: gelicidio. Anche se normalmente tutte le parole con il suffisso in “cidio” evocano l’uccisione di qualcuno o di qualcosa, fa eccezione gelicidio che, sebbene di origine latina, non deriva dal verbo caedo (uccidere) bensì dal verbo cado (cadere): letteralmente significa quindi caduta di gocce gelate.

Infatti il gelicidio, dal punto di vista meteorologico e spiegato in maniera molto elementare, si verifica quando la pioggia, venendo a contatto con le temperature gelide del suolo, si trasforma immediatamente dallo stato liquido a quello solido, congelando al contatto col terreno.

Il combinato disposto gelicidio e chiusura del pronto soccorso dell’ospedale di Cairo Montenotte avrebbe potuto portare la nascita di una nuova parola del vocabolario: il Valbormicidio, ovvero sia l’uccisione di tutte le persone che, in concomitanza di un blocco stradale e dell’isolamento colposo di un’intera vallata, avessero avuto bisogno di un trasporto d’urgenza presso il pronto soccorso dell’ospedale più vicino, in questo caso Savona.

La contemporanea chiusura dell’autostrada A6 Savona-Torino in entrambe le direzioni, della ferrovia, della Via Nazionale al Piemonte SP29 e delle strade alternative per il Cadibona – sebbene non siano per alcuni tratti neppure degne di questo nome, vedasi il Canyon dei Tecci e il ‘passo’ della Madonna del Monte -, hanno infatti isolato dal resto del mondo tutta la Valbormida per circa 36 ore.

Soltanto la fortuna ha voluto che nessuno abbia dovuto fare i conti con la disorganizzazione degli enti proprietari delle vie di comunicazione. Addirittura il paradosso ha voluto che in una situazione di reale emergenza come quella appena vissuta si sia assistito all’autocompiacimento della macchina organizzativa di alcuni degli enti coinvolti, con dichiarazioni del tipo “Savona ha retto l’impatto”.

Quindi, terminata la tempesta di ghiaccio, pardon del gelicidio, chi si illude di eventuali assunzioni di responsabilità da parte di qualcuno perde del tempo. Viviamo nel Paese del tutto va bene fino alla prossima tragedia, per questo motivo l’appuntamento con l’Accademia della Crusca per ratificare il neologismo, Valbormicidio, sembra soltanto rimandato.

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