La festa del 1 Maggio non si presta a contrapposizioni politiche

di Matteo Lai.

Così ha scritto, nero su bianco, la Prefettura savonese. A differenza del 25 Aprile, verrebbe da aggiungere. Così il corteo della festa dei lavoratori è stato autorizzato a transitare davanti alla sede del movimento neofascista CasaPound.

Al di là del considerare ‘divisiva’ la festa della Liberazione e dallo sdoganare la presenza sul territorio di un movimento che propugna idee contrarie alla Costituzione repubblicana, a sfavore di una manifestazione che – dal dopoguerra – ricorda i valori che sono alla base di quel testo fondamentale, oggi scopriamo che l’inquilino del Palazzo del Governo è in piena linea con Salvini. Il ministro degli Interni, nonché segretario delle Lega (Nord), dopo poche ore ha infatti dichiarato che il 1 Maggio “è la festa di tutti gli italiani che lavorano”.

Il 1 Maggio festa “unitaria”, quindi? Beh come sempre il Teo felpato ci mette del suo, specificando che è possono festeggiare “gli italiani che lavorano”, come se gli stranieri non contribuissero al PIL e dimenticando la portata mondiale della data, facendo anche passare, sotto traccia, la disoccupazione come una colpa.

Al netto delle dichiarazioni salviniane, viene però un dubbio. O il prefetto savonese è talmente allineato al ministro da anticiparne il pensiero, oppure – e a questo punto è più che una ipotesi – esistono precise direttive del Viminale che vincolano gli Uffici Territoriali in un certo senso.

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