Vive la Prefecture!

L’ubriacatura federalista che ha investito l’Italia intera, a partire dai primi anni ’90, sta mostrando i suoi deleteri effetti. Demandare a regioni ed enti locali importanti funzioni – e le relative spese – non ha innescato il tanto decantato “circolo virtuoso” ma, al contrario, ha semplicemente fatto aumentare i centri di spesa.

napoleon%20total%20war_16_674 La risposta, data da tutti i governi, si chiamassero Berlusconi, Monti o Renzi, è stata una sola: tagli lineari. Ossia, noi (governo) riduciamo i trasferimenti e loro (regioni o enti locali) decidono dove tagliare. Idea ottima se favorisce una diminuzione degli sprechi, meno buona se costringe a decidere se è meglio falciare sanità o cultura, sicurezza o servizi sociali, in uno scaricabarile infinito tra politici locali e nazionali.

Da qui una piccola riflessione: l’Italia ha vissuto per gran tempo (ovvero per tutta la durata del Regno d’Italia e, successivamente alla nascita della Repubblica, fino al 1970, nascita delle regioni) in un sistema fortemente accentrato, disegnato sul modello napoleonico, che vedeva le Prefettura come “cinghia di trasmissione” del potere centrale. Ora, in un momento di crisi, visto il grave stato di prostrazione in cui versa il nostro Paese, da tempo in una transizione pseudo federalista infinita, non si potrebbe pensare di tornare a un modello che spazzi via questo equivoco? Le ultime elezioni regionali non hanno dato segno di un forte affezionamento, da parte dei cittadini, alle regioni… E allora: vive la Prefecture!, sperando in un sistema che diminuisca i centri di costo (e di potere), fornendo servizi (e tassazione relativa) uguali su tutto il territorio nazionale.

Matteo Lai

 ©FotoFrosio2001 piazza saffi palazzo del governo prefettura11052001Savona

 

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