Inceneritore a Savona, tre indizi fanno una prova

di Osvaldo Ambrosini.

Non si è ancora placata la polemica sul prossimo arrivo del deposito di bitume in città, che già si studiano nuove mosse per tentare di sostituire il “vuoto” lasciato nell’aria dalle ciminiere della Tirreno Power con qualcosa altro, purché sia all’altezza.

Per quanto riguarda la questione bitume la discussione è ancora aperta, ci mancherebbe. Tuttavia, nonostante il (timido) dietro front dell’amministrazione comunale e la speranza dei cittadini che svanisca questo scellerato progetto, Canavese (Gruppo Gavio) sembra essere in vantaggio nella partita contro la cittadinanza savonese. D’altra parte quando l’amministrazione avrebbe dovuto giocare in difesa dei savonesi in realtà usciva dal campo, lasciando che l’iter autorizzatorio del deposito andasse avanti indisturbato (e sotto traccia) per qualche anno, innescando meccanismi burocratici oggi difficili da arrestare. Un po’ come la teoria dei piani inclinati.

vignetta-inceneritoreInoltre la solidarietà della Regione Liguria, che si chiama fuori per incompetenza, serve solo a far aumentare la rabbia dei cittadini. Ma le buone notizie non finiscono mai e la novità per i nostri polmoni potrebbe essere rappresentata dal decreto attuativo del “Green Act” renziano che individua 12 siti nella nostra penisola dove costruire nuovi inceneritori. E poteva mancare nell’elenco la nostra regione? Ovviamente no.

Il luogo esatto dove costruire questo inceneritore pare non essere ancora stato stabilito. Ma abbiamo alcuni indizi che fanno riflettere:

1- nello scorso marzo il sindaco di Ronco Scrivia si è opposto ad una prima idea in cui si parlava del suo territorio come luogo prescelto per la costruzione dell’inceneritore ligure.

2- anche il sindaco di Imperia nel febbraio del 2015, dopo un’iniziale apertura ad un impianto del genere, si era trovato costretto, sommerso dalle polemiche, a fare una precipitosa marcia indietro.

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L’infografica dei nuovi siti pubblicata su “Il Fatto Quotidiano” del 11.08.2015 fissa nella nostra provincia l’inceneritore ligure, sarà un caso?

3- il governo Renzi col decreto “Sblocca Italia”, oltre a penalizzare la diffusione delle fonti rinnovabili, ha previsto un piano per dare una mano alle vecchie centrali termoelettriche obsolete ed in via di dismissione; da qui l’idea di una riconversione in inceneritori allo scopo di riutilizzare siti industriali che altrimenti rischierebbero l’abbandono e, perché no, il parziale reimpiego dei lavoratori, che è sempre un’ottima propaganda. Si nascondono in questo modo i dati reali perché investire nella raccolta differenziata spinta – tra l’altro direzione indicata dall’Europa – porterebbe ad otterrebbe un’occupazione di gran lunga superiore a quella necessaria per gestire i nuovi inceneritori.

4- a memoria vengono in mente tre centrali elettriche in Liguria, una semi chiusa (Tirreno Power di Vado Ligure, due gruppi a carbone sotto sequestro) e due prossime alla chiusura (centrale Enel di Genova la cui chiusura prevista è nel 2017 e centrale Enel di La Spezia da tempo in via di dismissione). Considerando lo strapotere, dal punto di vista politico, di Genova rispetto alla nostra piccola Savona, il differente peso della cittadinanza (circa 850 mila la popolazione della provincia genovese contro i circa 250 mila di quella di Savona) e il non trascurabile peso della città della Spezia in regione, quale centrale potrebbe essere scelta per costruire l’inceneritore ligure se a scegliere fosse soltanto la giunta regionale, sul cui tavolo nei giorni scorsi è arrivato l’invito del Governo a scegliere in fretta?

Agatha Christie diceva: «un indizio è solo un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova». Se questa teoria fosse valida anche per l’inceneritore, nel nostro caso sembra essere ben oltre i semplici tre indizi.

inceneritori attivi in Italia

Inceneritori in Italia, sono 82 gli impianti attivi attualmente

 

 

 

 

3 thoughts on “Inceneritore a Savona, tre indizi fanno una prova

  1. Colgo la palla al balzo per una piccola considerazione personale: la vera lotta che a livello locale si deve sostenere riguardo alla (quasi) ex centrale Tirreno Power non è quella legata alla possibile (e alquanto improbabile) riapertura quanto piuttosto all’utilizzo futuro delle aree relative.
    Basta aver seguito la cronaca negli ultimi mesi e avere un minimo di capacità di ragionamento per comprendere che non vi è da parte della proprietà alcuna volontà di proseguire, tanto meno dovendo mettere mano al portafoglio per contenere i danni ambientali che una centrale a carbone produce (e non c’è un impianto basato sul carbone che non ne produca, questo sia ben chiaro a chi pensa che possa esistere un carbone ecologico).
    A questo punto istituzioni locali e cittadini devono tenere ben alta la guardia sul futuro di aree che saranno molto appetibili, per evitare di vedere un altro inutile centro commerciale.
    O peggio ancora, come evidenziato da questo articolo, un inceneritore!

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  2. Voglio dire, il ciclo dei rifiuti è una brutta bestia. I Paesi virtuosi del Nord Europa gli inceneritori li hanno, li usano e ci guadagnano.
    Perché noi non potremmo farlo? Non può esistere un sistema a rifiuti zero, per quando si separi e si smaltisca con attenzione (che poi non so lì, ma qui a Roma da quando è partita la differenziata porta a porta sono più i turni di ritiro che saltano che quelli effettivamente fatti)

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  3. Pingback: Nuovo inceneritore previsto in Liguria da Sblocca Italia: a Savona? | GCR-Liguria

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