Tipica accoglienza savonese

di Osvaldo Ambrosini.

Nonostante si parli tanto della sua anima di sinistra, la nostra città non perde occasione di dimostrare il contrario. E non mi riferisco certo all’esito delle ultime amministrative, in primo luogo perché non si può definire il Pd renziano un partito di sinistra e poi perché dopo gli ultimi 10 anni di amministrazione PD, quella che si autodefinisce sinistra savonese sembra avercela messa tutta pur di sbagliare ogni scelta consegnando inevitabilmente il comune al centrodestra.

csi LeginoPiuttosto la notizia del giorno che fa saltare sulla sedia: nonostante la nuova giunta del sindaco Caprioglio sia composta da una notevole quota di leghisti, vi è la possibilità che Savona diventi un luogo di smistamento profughi, un ‘hub’ come si dice in questi casi, in cui i richiedenti asilo soggiornerebbero per brevi periodi in attesa di conoscere la loro destinazione.
Il luogo scelto parrebbe essere il campo CSI di Legino di proprietà della Curia, da tempo abbandonato in attesa forse dell’ennesima speculazione edilizia, nel quale la Caritas insieme alla Croce Rossa gestirebbe una ‘tendopoli’ per un numero massimo di cinquanta persone.

casapoundLe proteste dei residenti, amplificate dai media, si uniscono a quelle di molti altri savonesi. Tuttavia pare che questo genere di scelte passino direttamente sulla testa dei cittadini, essendo decisioni governative in cui appunto la Prefettura informa le amministrazioni locali, che possono soltanto esprimere un parere tuttavia non vincolante.
Nel 1991, sempre a Legino, i locali della dismessa caserma Bligny furono individuati come luogo di accoglienza dei profughi albanesi che fuggivano dalla loro terra, affrontando l’Adriatico con barconi improponibili all’indomani della caduta del Muro di Berlino. Anche in quella occasione non mancarono le proteste dei savonesi. Le stesse che non sono mai mancate ogni qual volta interventi di edilizia convenzionata, concentrati soprattutto nei quartieri periferici della città, avrebbero dato la possibilità di ottenere un’abitazione a famiglie italiane più bisognose. Sono un esempio le case popolari di Via Moizo, di Piazzale Moroni, di Via Turati o, tra le ultime, quelle di Largo Tissoni.

Largo TissoniAd usufruire di quegli alloggi erano spesso famiglie di italiani provenienti per lo più dal meridione tra gli anni settanta e gli ottanta, viste per lo più come ospiti sgraditi dai savonesi che si consideravano ‘doc’.
Fortunatamente al fenomeno delle immigrazioni ha sempre fatto seguito, con un buon livello di successo, quello dell’integrazione. Così oggi anche se ci sono voluti anni i savonesi, quelli che millantano generazioni autoctone, si sono sposati con persone che a Savona sono arrivate solo per migliorare una condizione economica che il sud del paese ha sempre faticato a garantire, oppure hanno come amici, vicini di casa o addirittura mariti e mogli, cittadini albanesi figli di quei signori mal vestiti e malvisti che nel 1991 abbandonavano tutto pur di ricominciare a vivere.

snapseed-2Che l’hub di accoglienza verrà realizzato non è ancora certo, tuttavia il Sindaco, per cultura ed esperienze professionali da sempre al fianco dei più deboli, ha una grande occasione per dimostrarsi differente da quel genere di destra becera ed intollerante a cui siamo abituati. Basterà limitarsi a richiedere garanzie igienico sanitarie ed una adeguata sorveglianza degli ospiti senza opporsi ad un fenomeno di accoglienza inevitabile, in cui tutti abbiamo il dovere di dare un contributo.
Sarebbe un valido vaccino per una città in cui il livello di diffidenza dei savonesi è rimasto invariato, trasmesso semmai come una malattia a quelli che prima si trovavano nella condizione di immigrati e che oggi parlano da residenti.

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1 thoughts on “Tipica accoglienza savonese

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