14 giugno 1940, le prime bombe su Savona e Vado

E’ l’alba del 14 giugno 1940. Sono passati solo quattro giorni da quando Mussolini, acclamato dalla folla di piazza Venezia, ha presentato la dichiarazione di guerra agli ambasciatori di Francia e Regno Unito, credendo alla favoletta della guerra-lampo, raccontata dall’alleanto nazista.

Darsena di Savona, Via Gramsci

La fretta di lanciarsi in un conflitto, che poi si rivelerà disastroso, è ben rappresentata da una frase pronunciata dal duce – quello che, per alcuni, “ha fatto anche cose buone” -: “Ho bisogno soltanto di qualche migliaio di morti per potermi sedere da ex-belligerante al tavolo delle trattative”. E i morti arriveranno, copiosi anche tra i civili: tra i primi quelli della popolazione savonese. Un squadra navale francese, infatti, si sta dirigendo al largo della rada di Vado e del porto di Savona. Obiettivo: le installazioni industriali delle due città.

Via Quarda

Alle ore 4,26 le navi francesi aprono il fuoco: l’incrociatore “Algerie” su Vado, e il “Foch” su Savona. Vengono colpite l’Ilva, la Monteponi, i depositi petroliferi e varie fabbriche più piccole, oltre a diversi edifici, tra cui il Comune, mentre la linea ferroviaria Genova-Ventimiglia viene danneggiata. Contemporaneamente la squadriglia la squadriglia aerea che ha accompagnato il gruppo di navi inizia a sua volta il bombardamento.

Non sono neppure le 5 del mattino quando l’incursione cessa, lasciando una decina di morti tra Savona, Zinola e Vado, oltre a diversi feriti, il tutto nell’inefficacia della risposta italiana affidata ad alcuni MAS – messi in fuga rapidamente dai caccia di scorta al convoglio – ed al treno corazzato presente ad Albisola, che spara contro gli assalitori senza risultato. La squadra della marina d’oltralpe si potrà tranquillamente riunire con un altro gruppo di navi, provenienti da Genova – anch’essa bombardata – riportando unicamente in danneggiamento del caccia “Albatros” (colpito dalle batterie costiere genovesi nel locale caldaie: l’esplosione provocherà la morte di 12 marinai). Gli aerei italiani, partiti dalle certamente non vicine basi di Pisa e Viterbo, non riusciranno neppure a scorgere in lontananza gli assalitori.

Fonderia Balbontin, corso Ricci

Savona può così vantare il triste primato del primo bombardamento aeronavale sul suolo italiano nel corso della seconda guerra mondiale (il primo bombardamento aereo era già avvenuto su Torino l’11 giugno), evidenziando le molte lacune nell’organizzazione militare italiana, che ha permesso agli assalitori di attaccare e ritirarsi praticamente indisturbati. Un fatto gravissimo, per un Paese che aveva appena deciso di lanciarsi in una guerra di aggressione in danno di altre nazioni, sferrando – tra l’altro – la “pugnalata alle spalle” al vicino francese. La zona del savonese, a causa delle sue installazioni industriali, verrà attaccata a più riprese, fino alla Liberazione, con un drammatico e pesantissimo strascico di vite perdute che segnerà, per sempre, una generazione.


Le bugie della propaganda fascista attraverso gli organi di stampa

 

 

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